La fotografia commerciale o pubblicitaria consente di rappresentare un prodotto esistente in modo fedele all’originale scegliendo l’inquadratura, controllando l’illuminazione e il colore, studiando il contesto.
Il rendering fotorealistico o photorealistic CGI rendering permette di raffigurare oggetti o ambienti non esistenti creandoli al computer, ottenendo un’immagine fotografica del tutto simile a una fotografia, sia come corrispondenza alla realtà che come caratteristiche del file.
È difficile stabilire a priori se per rappresentare un prodotto sia preferibile una foto o un render (a meno che il prodotto in questione proprio non esista) e occorre valutare attentamente caso per caso. Qui di seguito elenchiamo una serie di pro e contro delle due tecniche in modo che, di volta in volta, si possa scegliere la strada più adatta.
1. REALTÀ VS FINZIONE
La fotografia, riproduzione fedele di un soggetto esistente, pur potendo essere modificata in fase di post-produzione per effettuare dei ritocchi o correggere eventuali difetti, è sempre realistica. Se si desidera un risultato valido, l’immagine di partenza non può essere completamente stravolta. Il render, invece, consente di creare da zero l’intera composizione. Tutto viene studiato e realizzato “a tavolino” mediante il computer: l’illuminazione, il punto di vista, gli oggetti presenti e l’intero contesto. Nulla è reale, pur dovendo apparire tale.
2. MINOR VS MAGGIOR TEMPO DI ESECUZIONE
In linea di massima si può affermare che una fotografia richiede meno tempo rispetto ad un render perché si parte da qualcosa di esistente. Dietro il render, invece, c’è un lavoro lungo e complesso perché si realizza tutto da zero e l’elaborazione della scena, lo studio della luce, la resa dei materiali, richiedono davvero molto tempo. Anche il calcolo dell’alta definizione, che viene effettuato dal computer dopo che il professionista ha elaborato e inserito al pc tutte le informazioni necessarie, impegna i processori per molte ore. Pur essendo vero che il render richiede più tempo, è comunque necessario valutare ogni lavoro singolarmente. Se si desidera fotografare un oggetto nel Gran Canyon, ad esempio, occorre mettere in conto un viaggio, quando magari con il render può essere sufficiente qualche giorno di lavoro.
3. MODIFICHE POSSIBILI, DIFFICOLTÀ VARIABILI
Sia la fotografia che il render possono essere ulteriormente modificati anche dopo che il lavoro è stato terminato. In entrambe le situazioni, gli interventi possono essere più o meno complessi. Non è possibile generalizzare e le possibilità vanno viste caso per caso. Naturalmente il tempo del lavoro e i costi variano di conseguenza. Va tenuto presente che nel caso del render, una volta che è stato concluso il calcolo dell’alta risoluzione, effettuare dei ritocchi significa ricominciare il lavoro quasi da zero.
4. OGGETTO ESISTENTE VS NON ESISTENTE
A volte non c’è possibilità di scelta ed è necessario ricorrere al render fotorealistico. Nel settore dell’arredamento, ad esempio, accade spesso di dover visualizzare un prodotto che ancora non esiste per presentarlo in anteprima ai rivenditori o inserirlo in un catalogo in vista di una fiera. Quando il prodotto è in fase di progettazione o di produzione, non è possibile scattare una fotografia e l’unica soluzione è il render. Uno dei vantaggi che questa tecnica offre è che, permettendo di visualizzare in anteprima un prodotto e di raffigurarlo nel dettaglio, limita la necessità delle aziende di produrre dei prototipi, con un notevole risparmio di tempo e denaro. Accade anche che l’oggetto esista ma che non sia fotografabile perché troppo grande, ingombrante o difficile da spostare: anche in questo caso si ricorre al render.
5. AMBIENTE ESISTENTE VS NON ESISTENTE
Molto spesso nella raffigurazione di un prodotto per fini commerciali è importante il contesto in cui questo è inserito. Un oggetto rappresentato su fondo neutro suscita reazioni diverse in chi lo guarda rispetto ad uno ambientato. Non sempre, però, è possibile fotografare un prodotto contestualizzato. L’ambientazione desiderata può essere complessa da realizzare o difficile da raggiungere. A volte per fotografare un certo ambiente è necessario affrontare un lungo viaggio o ottenere permessi particolari. Spesso, soprattutto quando ci si occupa della fotografia di interni, sono richieste ambientazioni esclusive il cui affitto richiede degli investimenti impegnativi. Qualche volta accade anche, ad esempio nella fotografia di moda, di dover creare delle ambientazioni immaginarie, impossibili da fotografare. In tutti questi casi la soluzione è il render.
6. UNA VS INFINITE VARIANTI
A volte, pur essendo il prodotto fotografabile, si opta comunque per il render perché offre infinite possibilità creative. Nel settore dell’arredo, ad esempio, una ditta produttrice di cucine può fotografare il modello esposto nello showroom, oppure può, grazie al rendering fotorealistico, rappresentarne molteplici varianti (illustrando tutti i colori disponibili, i materiali, le possibili finiture, i piani di lavoro, le ante, le maniglie), senza doverle realizzare tutte.
7. PERICOLO DILETTANTI IN ENTRAMBI I CASI
Realizzare una foto di qualità o un render fotorealistico richiede l’intervento di un professionista serio e capace. Al giorno d’oggi sono molti i dilettanti che si spacciano per fotografi, ma i risultati si riconoscono subito. Allo stesso modo, molti studi promettono di realizzare render fotorealistici, ma gli esiti sono deludenti. Solo un fotografo professionista con esperienza può assicurare un risultato realistico. Un render eseguito a regola d’arte è del tutto confondibile con una fotografia, anche agli occhi di un intenditore. Quando si inizia un lavoro, quindi, sia esso una foto o un render, occorre valutare attentamente a chi rivolgersi, considerando attentamente il budget disponibile.
8. REALISTICITA’ VS SPERIMENTAZIONE
La fotografia, per quanto ritoccabile e modificabile, è sempre una riproduzione più o meno fedele della realtà. Il render, invece, permette di osare e sperimentare. Nel caso di un oggetto, consente di realizzare mille versioni, sbizzarrendosi nelle forme, nei colori e nei materiali. E ogni variante, per quanto complessa o creativa possa essere, se eseguita da un professionista capace, è sempre estremamente realistica.
9. LAVORO SUL CAMPO VS A TAVOLINO
Per realizzare una fotografia si lavora sul campo. Per l’organizzazione di uno shooting, la logistica ha una parte fondamentale e comprende la ricerca e la gestione di modelli e assistenti, il trasporto degli oggetti da fotografare, il reperimento e trasferimento dell’attrezzatura adatta, la creazione di un set fotografico nell’ambiente scelto (dal più comodo al più improbabile), l’ottenimento dell’elettricità in contesti non sempre adatti, la richiesta di permessi e autorizzazioni, la stipula di polizze assicurative… Tutto questo richiede tempo e denaro e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Il render, invece, viene realizzato “a tavolino”: il fotografo studia la composizione nel dettaglio, inserisce i dati nel computer, avvia il lavoro della render farm che esegue il calcolo dell’alta risoluzione. Non si può stabilire a priori quale delle due tecniche sia la più rapida o la più pratica: bisogna valutare caso per caso. In linea di massima la scelta dipende dalle condizioni in cui si svolgerebbe l’eventuale shooting e dalla complessità dell’ipotetico rendering. In certi contesti può essere più semplice scattare una fotografia che spendere ore e ore al computer.
10. COSTO MINORE VS COSTO MAGGIORE
Il “lavoro a tavolino” che c’è dietro al render spesso consente di abbattere i costi dovuti a logistica, trasporto, organizzazione e gestione di shooting in luoghi non convenzionali, tenendo sempre sotto controllo i rischi. È anche vero, però, che realizzare un render è un processo lungo e laborioso e pure il calcolo dell’alta definizione richiede molto tempo. In linea di massima si può affermare che scattare una fotografia richiede meno lavoro, a meno che lo shooting non sia particolarmente complesso. Per confrontare in modo corretto la spesa, comunque, bisogna considerare anche tutta la preparazione che c’è dietro lo scatto e l’eventuale lavoro di fotoritocco che segue.
11. IMPREVISTI VS PREVENTIVO SICURO
Nel caso del render, se il cliente presenta un progetto chiaro e completo, il professionista può preparare un preventivo preciso. A meno che non ci siano molte modifiche in corso d’opera, soprattutto in fase di chiusura, l’ipotesi di spesa sarà realistica. Formulare un preventivo per una serie di scatti è leggermente più complesso, soprattutto nel caso di shooting particolari in luoghi insoliti, quando gli imprevisti sono sempre in agguato. In ogni caso sta alla serietà del professionista prevedere un’ipotesi di spesa realistica, sia che si tratti di un rendering fotorealistico che di una fotografia commerciale. Scegliere il fotografo giusto garantisce un risultato soddisfacente e mette al riparo dalle brutte sorprese.
LA SOLUZIONE? UN MIX VINCENTE
Il render offre un’interessante possibilità: quella di unire in fase di post-produzione compositing una parte fotografica e una parte renderizzata, ottenendo un’immagine fotografica perfettamente realistica. Questo può essere utile in molte occasioni: quando l’oggetto non esiste o non è fotografabile e invece l’ambiente è disponibile (in questo caso si unisce il render del primo alla foto del secondo); quando l’oggetto esiste e invece l’ambiente non esiste o è difficile da raggiungere o fotografare (in questo caso si inserisce la foto del primo nel render del secondo). Anche queste sono situazioni da valutare attentamente per scegliere la strada migliore e più conveniente.
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